Christian Gatti
orange

album jazz da riscoprire

Non c’è nulla di male ad amare Miles Davis e Kind of Blue, ma nel jazz c’è molto spazio per molto altro: da Art Farmer a Barney Kessel, da Joe Pass a Ray Brown

In una qualunque raccolta di musica Jazz, alcune “milestones” non possono certamente mancare: per esempio, Kind of Blue di Miles Davis, con Cannonball Adderly, John Coltrane e Bill Evans è (non a caso) l’album jazz più venduto della storia, proprio perché qualunque collezionista o semplice appassionato non può non possederne una copia nella propria discoteca.

Kind of Blue è indiscutibilmente un capolavoro, ma svariati altri album jazz, certamente meno blasonati e forse non così noti al grande pubblico, non sono da meno ed hanno,  a mio avviso, uguale dignità di ascolto, motivo per cui occupano un posto di rilievo nella mia personale classifica di gradimento.

  • Art Farmer – Modern Art (1958, United Artists): la coppia Art e Addison Farmer, rispettivamente alla tromba ed al contrabbasso, per un album delicato, con una splendida “Jubilation” che spicca decisamente tra gli altri brani. Con un irriconoscibile Bill Evans alle prese con arditi esperimenti di sovra incisioni e con il sassofonista Benny Golson, che diverrà presto inseparabile compagno di Art Farmer nel Benny Golson Sextet
  • Joe Pass – For Django (1964, Pacific Jazz): sarà che la chitarra jazz mi affascina sempre molto (e qui c’è quella di Joe Pass e di John Pisano), sarà che il brano “Django” ce l’ho nelle orecchie nella più nota versione del Modern Jazz Quartet, fatto sta che rendere omaggio a Django Reinhardt è solo il pretesto di un album davvero riuscito. C’è poi da domandarsi il perché della copertina con i colori della Francia, dal momento che Django Reinhardt è di origine belga
  • Sonny Clark – Leapin’ and Lopin’ (1962, Blue Note): con lo straordinario Tommy Turrentine, fratello maggiore del più noto sassofonista Stanley, Sonny Clark guida per l’ultima volta un sorprendente quintetto bebop, prima di perdere la vita, a soli 31 anni, per overdose di eroina. A mio avviso più bello di “Cool Struttin'” (che vedeva Art Farmer alla tromba), lo si ascolta piacevolmente dall’inizio alla fine, senza mai smettere di battere il tempo con il piede
  • Polls Winner – Three (1959, Contemporary): terzo di tre album per il trio d’eccezione autodefinitosi “vincitore dei sondaggi”, annovera Barney Kessel alla chitarra, Shelly Manne alla batteria e Ray Brown al contrabbasso. Asciutto ed incisivo, l’album Three è a mio avviso il migliore del trittico, forse anche grazie alla straordinaria interpretazione del brano di apertura Soft Winds scritta dal re dello swing Benny Goodman